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Maltrattamenti e uccisioni di animali. Quando configurano reato e quali sono le pene?

Di pochi giorni fa la scioccante notizia di un gatto scuoiato vivo ad Angri, in provincia di Salerno. Il piccolo “Leone”, chiamato così dagli operatori della clinica veterinaria che hanno tentato l’impossibile per salvargli la vita, è purtroppo morto dopo quattro giorni di agonia.

Sono state sporte numerose denunce alla Procura della Repubblica, che ha avviato le indagini per trovare il responsabile di questa atrocità.

Stabilita altresì una ricompensa di 13 mila euro per chiunque si faccia avanti con informazioni per individuare il reo.

Ma cosa rischia il colpevole?

Innanzitutto va precisato che se la dinamica ha natura colposa, ovvero per mero incidente, non ci sono conseguenze sotto il profilo penale.

Diversamente, se l’atto è doloso, è integrato il reato di maltrattamento di animali di cui all’art. 544 ter del codice penale.

La pena prevista va dai tre ai 18 mesi e una multa fino a 30mila euro per chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Se dall'atto di crudeltà deriva la morte dell'animale il codice prevede una specifica aggravante, con un aumento della pena fino alla metà.

Nel caso di specie il giudice potrebbe quindi arrivare ad un massimo di 27 mesi di reclusione.

Pene a mio avviso troppo leggere, considerato che con pene di questa entità non si va in carcere. Previste infatti la sospensione dell'ordine di carcerazione e modalità di espiazione alternative alla detenzione.

Si veda anche il reato di uccisioni di animali di cui all’art. 544 bis c.p. che punisce con la reclusione da quattro mesi a due anni chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale.

Si precisa che per crudeltà va intesa la causazione della morte con modalità o per motivi che urtano la sensibilità umana. Mentre l'assenza di necessità rende non punibile la condotta, se posta in essere per soddisfare un bisogno umano, o fini produttivi legalizzati (caccia, pesca, allevamento, trasporto, macellazione, sperimentazione scientifica, giardini zoologici, etc).

A livello legislativo va segnalata al 2023 la giusta proposta di legge della deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la difesa dell'ambiente, al fine di prevedere pene più alte per chi maltratta e uccide animali (rispettivamente fino al massimo di 5 e 6 anni di reclusione)

Avv. Guglielmo Mossuto