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Assunzione, privacy e notizie penali

Accade sempre più spesso che in occasione di un colloquio di lavoro venga richiesto di esibire il certificato dei carichi pendenti .La Corte di Cassazione ha recentemente affermato che, qualora non sia proprio il contratto collettivo nazionale a richiederlo, il datore di lavoro non potrà richiederlo. [1]Ma andiamo per gradi, iniziando intanto a capire cosa è il certificato dei carichi pendenti.Si tratta di quel certificato dal quale emergono tutti i procedimenti penali a carico di un determinato soggetto in corso alla data di emissione.Diverso è il certificato del casellario giudiziale che invece riporta i procedimenti conclusi e le condanne inflitte.Nel caso di specie si trattava di un assunzione da parte di Poste Italiane e il contratto collettivo nazionale indicava tra i documenti da presentare il certificato penale di data non anteriore a tre mesi e, per tale motivo, i giudici di merito avevano ritenuto illegittimo il rifiuto di Poste, dalle stesse giustificato sulla base di un carico pendente risultato dal relativo certificato.Normativa di riferimentoInnanzitutto la posizione assunta dalla Corte di Cassazione trova il suo fondamento nell'art. 27 Cost che enuncia la presunzione di non colpevolezza affermando che "l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva".
Vi è poi l'art. 8 dello Statuto dei Lavoratori in virtù del quale è fatto divieto al datore di lavoro di effettuare indagini su fatti non rilevanti ai fini della valutazione delle capacità professionali. La richiesta costituirebbe un limite a tale divieto che può giustificarsi solo con la rilevanza delle eventuali condanne passate in giudicato al fine di valutare l'idoneità del soggetto a svolgere quella determinata mansione. Limite che però non può essere esteso in via interpretativa ma che deve essere mantenuto limitatamente ai casi in cui è specificamente richiesto dalla normativa nazionale.

by Avv. Guglielmo Mossuto